Pastorizia allo stato dell’arte
Se chiedete ad un pastore se sa che cos’è la cellulosa vi risponderà di sì. Uguale risposta vi sarà data da un un pittore, o da uno scrittore: seppure il termine di cellulosa lo intendano in modi diversi, li accomuna tantissimo.
Nella scrittura la cellulosa è il tappeto dove passano fiumi di parole, e dove ebbe inizio lo sviluppo del linguaggio. Per il pastore invece è l’elemento più importante per una buona digestione degli alimenti che compongono la razione giornaliera delle sue pecore. La cellulosa, detta anche fibra grezza, è il substrato, il fondo, da dove inizia una dieta sana ed equilibrata dei ruminanti.
Ho fatto questa premessa perché dopo che ho pubblicato sulla nostra pagina Facebook un post sul foraggio, un mio caro amico mi fa osservare che non gli era molto chiaro ciò che ho scritto perciò ho pensato che forse era il caso di approfondire un po’ l’argomento.
Faccio un breve accenno su un organo fondamentale nella digestione degli alimenti: il “rumine“. I ruminanti sono poligastrici: diversamente da noi umani hanno quattro stomaci comunicanti e uno di questi si chiama rumine. Al suo interno avvengono delle vere e proprie reazioni chimiche, grazie alla presenza di un insieme di microrganismi (batteri, protozoi, lieviti, muffe, funghi), attraverso dei processi fermentativi, consentono agli erbivori di digerire alimenti non utilizzabili da animali monogastrici. In particolare, i ruminanti sono in grado di utilizzare le cellulose (quelle che noi chiamiamo fibre), di cui sono ricchi gli alimenti di origine vegetale e che risultano indigeribili per gli altri mammiferi.
Sappiamo che l’erba è l’alimento principe, e nessun altro la eguaglia, ma è ricca di acqua e poverissima di cellulosa. Sappiamo anche che cambia crescendo (man mano che cresce diventa più fibrosa) e cambia anche il comportamento delle pecore al pascolo, anche durante il corso della giornata. Proprio in funzione di ciò, il buon pastore deve intervenire sulla razione alimentare ogni qualvolta è necessario.
La cellulosa – o fibra vegetale – ha una grande importanza nell’alimentazione animale: ha il compito di estrarre i composti essenziali da tutti gli altri alimenti, favorisce il transito intestinale e l’eliminazione delle sostanze di scarto del metabolismo.
I ruminanti hanno la capacità di digerire la fibra grazie ai batteri che vivono nel rumine, “i cellulosolitici”, i quali – nutrendosi di cellulosa – degradano le fibre che si scindono negli zuccheri semplici che le compongono e vengono assorbiti dalla parete ruminale, rendendoli disponibili alle cellule per la produzione di energia, latte e carne.
Un alimento ricco di fibre è appunto il foraggio, che non è altro che l’erba matura conservata in balle pressate. Un foraggio falciato in ritardo (troppo secco) o lasciato per troppo tempo all’esposizione dei raggi solari, oppure grossolano come la paglia è un foraggio scadente, perché la sua fibra è esausta e indigeribile anche per i ruminanti, ingombra il rumine, ritarda la digestione – anche degli altri alimenti – e di conseguenza l’animale produce meno latte e di scarsa qualità.
Quindi massimizzare l’utilizzo di fibre vegetali provenienti da un fieno fino, foglioso e ancora verde (come dalla foto), oltre a contenere i costi della razione, si ripercuote positivamente sulla qualità del latte ed evita l’insorgenza di varie malattie, tra cui disturbi gastrointestinali, zoppie, etc.
Così facendo, il pastore, alla pari dell’artista più evoluto, utilizzando la cellulosa e conoscendo a fondo l’ecosistema, il comportamento e le esigenze delle sue pecore, manifesta la sua creatività e ogni giorno costruisce la sua piccola opera d’arte.
Ora vi lascio, non mi dilungo oltre, anche se ci sarebbe tanto ancora da raccontare. L’argomento lo riprenderemo sicuramente più avanti.
Un caro saluto,
Pier Angelo
Tula, 9 giugno 2015