La clava, l’aratro e l’iPhone

imageCon l’addomesticamento degli animali è nata la prima agricoltura. L’uomo, da nomade e cacciatore che era è diventato sedentario, ha iniziato ad osservare il ciclo delle piante, la loro crescita, la formazione dei fiori e dei semi, la risemina e la nascita di nuove piante.

Un giorno un uomo se la ingegnò per raccogliere semi e nasconderli nel suolo, vide nascere nuove piante e numerosi semi che imparò a raccogliere in quantità e a conservare per garantirne la sussistenza. Nacque l’aratro di legno che poi fu modificato in mille modi col passare dei secoli fino all’età del bronzo, quando si costruirono aratri di metallo che duravano di più e venivano trainati dagli animali. In quel periodo l’aratro e le bestie da traino valevano più del podere stesso e furono responsabili dello sviluppo demografico-economico di quei tempi.

Un giorno un uomo ingegnò un mondo meccanizzato, gli aratri iniziarono ad essere trainati dai trattori e concepiti con mille varianti, in base alle esigenze dell’agricoltore. L’aratura ha lo scopo di creare un ambiente ospitale per i semi e le piante, la disgregazione delle zolle rende il terreno meno compatto e facilita l’espansione delle radici, migliora l’areazione del suolo e i movimenti dell’acqua, inoltre è indispensabile per distruggere le erbacce e per interrare i residui colturali.

Oggi si parla di riduzione delle rimozioni del suolo, e l’uomo ingegna aratri di nuove forme, più piccoli e leggeri ma con un numero maggiore di vomeri o “ripuntatori”che sgretolano le zolle attraverso un intaglio verticale e non modificano più di tanto la naturale struttura del terreno, consentendo una facile penetrazione e il drenaggio delle piogge. L’aratro ha accompagnato da secoli la crescita delle civilizzazioni e ha garantito la conservazione e la riproduzione di numerose specie vegetali. Nell’ultimo secolo l’agricoltura si è sviluppata in maniera impensabile, e sono nate nuove pratiche, difficili da digerire da un agricoltore tradizionale.

Così l’uomo di multiforme ingegno inizia timidamente a pronunciare parole marziane come: Agrobiotecnologia fototecnica, fitochimica, ingegneria genetica, genomica, biologia molecolare…?? Un’innovazione in agricoltura senza precedenti basata su tecniche di modificazione genetica dei semi che secondo il mio modesto parere arrecano più danni che benefici. Oggi si studiano nuovi cereali rispondenti alle esigenze di un’agricoltura cosiddetta moderna e al fine di promuovere tali cereali, che tollerano gli stress idrici, resistono alle malattie, esaltano le capacità produttive, si usano falsi miti come: più salute dei consumatori, sostegno al reddito degli agricoltori, e lotta alla fame nel mondo.

Per produrre un seme OGM occorrono grossi investimenti. Mi domando: come farà un agricoltore del Sudan a poterselo permettere??… Il seme dovrebbe essere un bene comune accessibile a tutti. C’è stata un’appropriazione indebita del seme, da parte di alcune grosse multinazionali che mirano solo ed esclusivamente al profitto. E la produzione di semi sterili che il contadino non potrà mai raccogliere per riseminare.
Ed è così che l’uomo globalizzato ha ingegnato il brevetto per il monopolio mondiale del seme, facendo diventare tutto merce. Così è stato per l’elettricità, i farmaci, e così sarà anche per l’acqua? Beh, allora chissà dove ci porterà il grande ingegno di quest’uomo!

L’aratro, che è sempre stato protagonista insostituibile nell’alimentazione, oggi passa in secondo piano, mentre il contadino viene privato del diritto di riseminare i semi autoprodotti. Quelle varietà di semi che si conservavano gelosamente da un anno all’altro e che i contadini si sono scambiati tra di loro per millenni, quei semi che facevano parte della tradizione di un territorio, che facevano a meno dei pesticidi e resistevano meglio alle avversità.
Abbiamo conquistato una tecnologia mai vista, ma mettendo il profitto sopra ogni cosa abbiamo perso il valore dell’umanità, siamo diventati geni delle caverne con in una mano la clava e nell’altra l’iPhone.

Un caro saluto,

Pier Angelo

Tula, 15 settembre 2015