L’eccezionale istinto delle pecore
Oggi è tutto il giorno che piove a dirotto, con un vento forte da far paura. Osservo le pecore e mi rendo conto che il pascolamento non è proprio dei migliori. Per buona parte della giornata se ne stanno al riparo sotto degli olivastri secolari che si trovano nella conca a ridosso della collina. Debbo fare qualcosa per evitare che domani ci sia un grosso calo di latte.
In azienda abbiamo un pascolo apposito, ricco di erbe molto appetibili. Penso che mandandole a pascolare lì riescano a saziarsi in poco tempo e quindi evitare di esporle troppo alle intemperie. La sera, finito di mungere, è ancora giorno, ma con la pioggia battente e l’aria cupa, sembrano calare le tenebre. Apro il cancello e chiamo le pecore, parte per prima Cicita “il fedele guardiano” e appresso tutte le pecore, quasi ad immaginare che venirmi dietro sia cosa buona e giusta. Il pascolo dista sì e no cinquecento metri dall’ovile, le accompagno anche perché c’è un ruscello da attraversare, e avendo paura dell’acqua potrebbero svoltare. Non è la prima volta che pascolano in quell’appezzamento: se lo ricordano di certo che c’è erba buona. Appena scollinano e intravedono l’ingresso mi superano e con passo sostenuto entrano nel nuovo pascolo.
Mentre brucano con boccate veloci, me ne torno all’ovile per pulire gli impianti di mungitura. Nel frattempo si fa buio, e continua a piovere. Finito il lavoro vado a casa, attizzo il fuoco e mi asciugo un po’. Son passate circa 2 ore da quando le ho accompagnate, credo che sia ora di farle rientrare. Prendo la lanterna e vado, attraverso il ruscello (che nel frattempo si è abbastanza ingrossato) e loro, appena mi vedono, si incamminano verso di me.
Nel mentre, accidenti! si è scaricata la batteria. È buio totale, non vedo più niente, sento le campane delle pecore che si avvicinano, mi fermo e le chiamo, mi passano a fianco, non mi vedono ma sentono la mia presenza, non si spaventano, mi sfiorano a destra e a sinistra. Devo lasciarmi guidare da loro per tornare a casa, non ho altra scelta, cammino in mezzo a loro, sento la loro presenza amica che accompagna i miei passi: conoscono la strada anche al buio. Ormai sazie, sanno che devono tornare a ripararsi sotto gli olivastri secolari. Arriviamo al ruscello, attraverso il guado insieme a loro con sicurezza.
Sono sereno. Le mie pecore mi riporteranno a casa, e domani mi daranno ancora del buon latte.
Eccomi al focolare, finalmente, grazie a loro. Mi preparo per cena, e vi saluto!
Pier Angelo
Nota: questo scritto è di qualche giorno fa, ora c’è bel tempo, ma la vicenda mi è sembrata troppo curiosa per non farvela conoscere!
Tula, 13 aprile 2015