In alternativa le cure naturali
Non sempre in azienda le cose funzionano come noi vorremmo: a volte sorgono problemi di carattere sanitario che ci costringono a correre ai ripari. Oggi prendiamo in esame una tra le più gravi affezioni che colpiscono gli ovini: le malattie della mammella.
Nelle pecore la ghiandola della mammella è soggetta a numerose malattie che causano gravi danni sia per la perdita del latte che per l’impossibilità di allevare bene l’agnello. Tali malattie si chiamano comunemente “mastiti” sia che colpiscano la ghiandola all’interno che all’esterno o sulla pelle che la ricopre. Molti sono i germi che provocano queste infiammazioni, i quali possono essere assai pericolosi e causare gravi lesioni all’organo ghiandolare
Tali germi sono presenti nell’ambiente, si esaltano e diventano portatori di malattie in conseguenza a particolari condizioni in cui viene a trovarsi l’animale. Le cause che predispongono a tali infiammazioni sono: cattiva igiene dell’ambiente, traumi (ferite, escoriazioni, etc.), un non corretto funzionamento dell’impianto di mungitura, o errori nell’alimentazione.
I germi producono modifiche all’aspetto e alla funzionalità della mammella: questa infatti si può presentare gonfia, arrossata, dolente e internamente può presentare durezza di varia forma e consistenza. Alla mungitura può fuoriuscire un liquido di vario aspetto che va dal sieroso, al rossastro, al giallo o verdastro, con presenza o no di grumi. Le mastiti caratteristiche più gravi sono: la Mastite Gancrenosa, la Dermatite pustolosa mammaria. la Mastite da pasteurella, la Mastite stafilococcica. L’argomento meriterebbe di essere approfondito e si potrebbe trattare singolarmente ognuna di queste malattie, che danno sintomi differenti e si manifestano in modo diverso. La mia idea in futuro è di riservare una parte del “diario” alle varie affezioni presenti nell’allevamento.
Eh sì, l’allevamento: un sistema dinamico, sempre in evoluzione, soggetto a variazioni anche durante il corso della giornata, e a volte la prevenzione non è sufficiente a garantire una copertura al cento per cento. Certo, qualche buon risultato si ottiene curando l’animale malato con l’applicazione di antibiotici a larga azione antibatterica, ma il problema più grande nella cura delle mastiti è proprio quello relativo alla scelta dell’antibiotico, poiché molti di questi germi sono diventati resistenti a questi medicamenti, ma non solo: gli antibiotici, se usati in modo eccessivo e sconsiderato, possono mettere in difficoltà il sistema immunitario, per non parlare dei tempi di sospensione sul latte e sulla carne che qualcuno purtroppo non ha l’accuratezza di rispettare.
Come fare dunque per avere dei buoni risultati sanitari senza dover somministrare farmaci, che fanno spesso più danno della malattia stessa?
Lo scrivo con un pizzico di orgoglio: la nostra azienda, in collaborazione con l’azienda Ozofarm (leader in applicazioni cosmeceutiche per uso zootecnico), è diventata negli ultimi quattro mesi una sorta di “laboratorio” in cui è stata fatta la prima applicazione in Italia dei protocolli di “ozono-terapia”. La terapia con l’ozono è stata eseguita sia su pecore positive al CMT (California Mastitis Test) con un alto numero di cellule somatiche, sia con pecore colpite da mastite. La terapia va eseguita direttamente nell’emimammella interessata tramite l’inoculo di olio di girasole ozonizzato, da effettuare con apposite siringhe. Questo trattamento, semplice e del tutto naturale, non presenta nessun tempo di sospensione, non è né irritante né tossico e ha dato un ottimo risultato terapeutico nelle pecore trattate.
Spero sinceramente che l’uso di questo metodo alternativo si diffonda negli allevamenti zootecnici, e che grazie alle sue proprietà battericide permetta di ridurre (se non addirittura eliminare) dall’allevamento l’uso di antibiotici così da scongiurare o perlomeno limitare i rischi di trovare in commercio prodotti alterati che mettono a rischio la salute del consumatore.
Un caro saluto,
Pier Angelo.
Tula, 29 giugno 2015